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Doverosa rettifica e necessaria richiesta

Ieri sera ho ricevuto a tarda ora una telefonata, in cui mi hanno spiegato che – riguardo la situazione del gay-pride di Reggio Emilia (e quindi di un mio precedente intervento su Facebook dove lamentavo che il vescovo di quella diocesi aveva inviato un saluto al Gay-pride) – le cose starebbero in questa maniera: il vescovo non ha mandato i saluti per il prossimo gay-pride del 3 giugno.
Bene. Prendiamo atto di questo. Rimangono però due punti fermi.
Primo punto (il meno grave, pur significativo). Rimane il fatto che il vescovo ha preso le distanze (come tutti i giornali hanno immediatamente riportato) dalla processione di riparazione che alcuni gruppi di cattolici laici stanno organizzando lo stesso giorno per le vie della stessa città, dicendo che non è organizzata dalla Curia. Ciò è verissimo. Infatti è un’iniziativa di laici, ma, trattandosi di una cosa bella buona e giusta dal punto di vista delle fede cattolica e della morale naturale, forse sarebbe stato più opportuno non prendere immediatamente le distanze quasi si trattasse di una marcia su Roma rinnovata… Come se questi laici stessero facendo qualcosa di esecrabile.
Secondo punto (molto più grave). Un esponente del clero reggiano si è recato in rappresentanza del vescovo alla veglia per le vittime dell’omofobia che si è tenuta qualche giorno fa.
Ora, partendo dal presupposto – che mons. Camisasca conosce benissimo – che non esiste l’omofobia, ovvero che è un’invenzione ideologica degli ultimi anni (come il neologismo testimonia incontrovertibilmente) finalizzata a creare un reato di opinione – e quindi poi legale e penale – contro coloro che difendono l’ordine naturale e il matrimonio sacramentale – e che pertanto non esistono vittime dell’omofobia (semmai della violenza, così come non esistono femminicidi, ma omicidi di uomini e donne), non si capisce per quale ragione il vescovo abbia inviato questo rappresentante. La cosa – se questa è la realtà dei fatti – sarebbe di una gravità inaudita.
Nella telefonata di ieri sera mi hanno però specificato che il prete è andato per una sua scelta personale, e non a nome della curia.
Bene. Benissimo, anzi. Però, se così è, ci aspettiamo che la Curia di Reggio Emilia, come ha preso le distanze pubblicamente dalla processione dei fedeli cattolici, infinitamente a maggior ragione prenda le distanze dal prete – notoriamente sinistrorso – che è andato di sua sponte alla “veglia”.
Altrimenti, c’è poco da fare: mons. Camisasca, certamente al di là della sua volontà personale, però finisce per dare l’idea che la Curia avalli il prete che va a omaggiare la veglia degli “antiomofobi” (chi tace acconsente) e condanni la processione di riparazione in nome della difesa dell’ordine naturale, della famiglia e della vita, fatta dai fedeli cattolici.
Siccome siamo certi – e lo diciamo senza ironia, seriamente – che il vescovo non condivide il suo prete e che invece sia un difensore dell’ordine naturale, proprio per tal ragione sarebbe cosa opportuna e giusta rettificare alcune posizioni che si sono venute a creare.
Nessuno può obbligare il vescovo a dare un assenso o avallo o appoggio o fosse pure un “sorriso” alla processione, per quanto sarebbe in sé cosa buona e giusta. Ma certamente sarebbe graditissimo sapere che la Curia di Reggio Emilia non avalla la veglia delle vittime dell’omofobia e al contempo condanna la processione di riparazione dei fedeli.
Ci auguriamo che tutto questo sia frutto di equivoci, su cui come sempre hanno marciato (e marceranno) i giornali e che invece tutto sarà chiarito pienamente dalla Curia. Se abbiamo scritto, è per correggere una nostra imprecisione – dovuta ad altre informazioni e a quanto scritto sui giornali – e per invitare alla chiarezza per il bene di tutti. E ci auguriamo che le informazioni ricevute ieri sera siano vere e che quelle dei giornali siano false.
Aspettiamo con fiducia. Magari… pure un “sorriso”… che sarebbe certamente ben gradito e giusto in sé.

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