In questo giorno, 147 anni fa, accadeva un fatto d’armi del tutto secondario e quasi simbolico come fatto in sé, ma di portata capitale della storia umana e della Chiesa.
Questo il commento della Massoneria italiana:
«Così si perviene al 20 settembre 1870: forse il più piccolo fatto d’armi del Risorgimento; certamente il più grande avvenimento della civiltà umana. Risorgimento: opera della Massoneria! XX Settembre: gloria della Massoneria»
Dalla parte dei servitori di Dio, si combatté per l’ultima volta e si morì per l’ultima per la Chiesa in quanto istituzione in sé.
Pio IX aveva dato ordine di sparare un solo colpo di cannone, come risposta simbolica a un’aggressione armata incivile e vigliacca.
Ma gli Zuavi Pontifici disobbedirono e combatterono con ardore. Diciannove di loro versarono per l’ultima volta il sangue per difendere la Roma papale.
Il giorno dopo il corpo fu sciolto da Pio IX (ormai prigioniero in Vaticano). Ecco il racconto dello zuavo irlandese P.K. “O’Clery:
Prima di partire per ritornare in patria, gli zuavi, per l’ultima volta, si ritrovarono in Piazza San Pietro a salutare Pio IX.
Quando tutti i soldati furono schierati, rivolti verso il Vaticano e pronti a partire, il colonnello Allet fece un passo avanti e, con la voce rotta dall’emozione, gridò: “Mes enfats! Vive Pie Neuf! “. Un poderoso evviva proruppe dalla truppa. Proprio in quel momento il Papa apparve al balcone, e, levando le mani al cielo, pregò: “Che Iddio benedica i miei figli fedeli! “. L’entusiasmo di quel momento supremo fu indescrivibile. Con un frenetico Eljen! uno zuavo ungherese sfoderò la spada e subito, con un simultaneo struscio di acciaio, migliaia di spade sguainate brillarono al sole. La scena fu assolutamente commovente. Al pensiero di lasciare il Santo Padre, lacrime di amarissimo rimpianto solcarono le guance di quegli uomini, che avevano sfidato la morte in tante disperate battaglie. Le trombe diedero l’ordine di avanzare e, nel muoversi, la testa della colonna lanciò un ultimo triste grido di “Viva Pio IX!” che, riecheggiato fila dopo fila, fu ripetuto da tutto l’esercito e dalla folla radunatasi per assistere alla partenza».
La loro più immensa gloria fu l’aver potuto combattere, armi in pugno, al servizio della Chiesa e di uno dei più grandi pontefici della storia. Ovvero, della civiltà.
Un’altra Chiesa, un altro Papa, un’altra storia. Un’altra civiltà.